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COCKTAIL & SPIRITS PARIGI 2015

COCKTAIL & SPIRITS 2015

cs parigiPer il quarto anno consecutivo Saperebere torna a Parigi per scoprire nuove tendenze, nuovi distillati e liquori, anche se i report sono una novità degli ultimi due anni e si potrà leggere pertanto soltanto il 2014.
Parigi esercita sempre un certo fascino e la kermesse regala ancora una volta la folla delle grandi occasioni.
La presenza italiana è sempre massiccia anche se a differenza dell’ultimo anno non si tratta di “italiani in vacanza” ma di barmen residenti che si sono trasferiti nell’ultimo anno per lavorare nella capitale francese.
Locali italiani ma anche locali di pregio dove il personale è italiano a dimostrazione della nostra professionalità e dell’apprezzamento di cui godiamo all’estero.
Qui si registra anche una grossa coesione fra colleghi cosa che spesso invece manca in patria.
A livello di prodotti gli unici prodotti ben presenti ed evidenziati sono i vermouth, vero orgoglio italiano. Spicca SAM_4789Cocchi al banco CBH che ha portato anche i ragazzi del Savoy a preparare alcuni cocktail ed il sotto scritto a firmare i libri di Miscelazione Futurista ad una ventina di italiani (ed anche alcuni stranieri) entusiasti. Gli altri prodotti sono il Vermouth del Professore con Leonardo Leuci impegnato nel proporre assaggi e miscele e il Berto sia rosso che il nuovo bianco.
A livello di sensazioni generali il banco delle novità registra il successo del gin, con la partecipazione al Banco delle Innovazioni del Gin del Professore, mentre per gli altri distillati si registra il solito interesse per rum, con gli agricoli francesi sugli scudi e non potrebbe essere diversamente.
Il tequila ed il mezcal dopo l’exploit dello scorso anno non bissano il successo di presenze e di iniziative dell’edizione 2014.
SAM_4836Curiosa la presenza del Moutai cinese con un bello stand con due graziose e gentili cinesi. Il prodotto rimane comunque molto lontano dai nostri gusti ed anche l’assaggio bis (il primo avvenuto 3 anni grazie ad gradito omaggio) di un prodotto premium, il 53 gradi, considerato il top della gamma non solletica di molto il mio animo europeo.
Naso di cereali, sapore sapido, puzzette poco invitanti confermano che il mio naso preferisce la scuola europea e che il Moutai potrebbe essere poco più che una interessante curiosità ai miei seminari.
Infine rimane infine la sensazione di un’occasione perduta dai francesi.
prodotti 1Tante aziende ma in fin dei conti poche novità rispetto allo scorso anno con molti prodotti di grande distribuzione e pochi le novità veramente buone.
Alcune cose interessanti ma mancano prodotti locali e territoriali.
Un whisky francese il Rozelieurs già recensito sul sito alcuni anni fa durante un viaggio in Lorena, un vermouth di Chambery (la cui etichetta riporta codici di accisa italiani) ed un distillato di mais e segale in alambicco discontinuo chiamato Borvodeu prodotto nell’areale di Troncais sono gli unici prodotti di territorio assaggiati.
Curioso che quest’ultimo prodotto, che strizza l’occhio nel gusto e composizione ai bourbon americani, sia bianco mentre Troncais è famosa per i suoi pregiati legni da botte.
Il Calvados infatti non può essere considerato una novità ne il pastis, così come la Methe Pastille di Giffard, ormai nota per essere presente negli ultimi tre anni, mentre si segnala un bel corner dedicato al Cognac dove però non ci sono moltissimi produttori.
Manca infatti a mio giudizio un banco dei piccoli produttori che potrebbero unirsi o che potrebbero cercare di strappare una presenza in nome di una “biodiversità” prodotti 2necessaria come già accaduto in Italia per “Aperitivi & co.” che invece aveva visto la coesistenza di piccoli e grandi.
Il visitatore attento e curioso vorrebbe degustare un Pineau de Charente, un Macvin di Arbois, Un Pommeau de Normandie, un Fine de Bourgogne, una Mirabelle e qualche Kirsh alsaziano e della Lorena, qualche liquore provenzale a base di timo, la crema di fichi dell’Abbaye di Aiguiebelle o una Guignolet della Loira etc etc etc
Strano questo atteggiamento francese di solito molto attenti al territorio ed alla loro promozione.
Speriamo che il prossimo anno si possa assistere a qualcosa del genere, se no per una volta noi italiani saremo stati superiori nell’anticipare quella che oramai credo un esigenza del mercato, ovvero la scoperta di piccole e nuove realtà di eccellenza per diversificare il nostro mercato.
GIN
gin sigfriedDelle 100 novità presenti sul muro delle novità ben 21 sono appartenenti a questa categoria merceologica.
Segnale che il gin sta confermando le impressioni emerse durante l’ultimo anno in Italia ed al successo decretato al Gin Day.
Oltre al succitato Gin del Professore sono parecchie le novità, dal Rock Rose scozzese, intenso e speziato, al Sigfried tedesco dal nome altisonante, così come il profumo che sia avvale anche dei boccioli di platano come nota territoriale. Berlino ha la sua Under Linden (sotto i platani) ed il gin rende onore a questo albero presente nella mitologia tedesca. Sempre tedesco il Momentum arricchito con una infusione di basilico per produrre il Basil Smash che si dice essere il cocktail del momento in questo paese. Interessante ma poco più e non aspettatevi di sentire i profumi tipici del basilico mediterraneo.  Questa varietà nota come Basilico Sacro è più simile alla vista alla menta ed ha sentori dolci al naso e profumi linfatici vicini a quest’ultima.
Infine l’idea di Jurgen, un sommelier belga pluri premiato che ha ideato quattro gin declinandoli con le stagioni ed le sue tipicità. Primavera, Estate, Autunno ed Inverno (il più classico) sono connotati con i classici botanici che maturano nel periodo per dare freschezza come limoni, pompelmo e mandarini, o profondità come lavanda o bergamotto. Originale l’uso di lamponi e pesche per l’estivo. Molti dei componenti sono bio e sono coltivati nella tenuta della distilleria.
Per le recensioni complete vi rimando al capitolo del sito dedicato ai gin.
Le altre innovazioni, così le definisce il C&S arrivano da Austria, Francia e Repubblica Ceca con OMG prontamente recensito sul sito alcuni mesi fa al lancio nel suo paese, ma è indubbio che la Germania stia facendo la parte del leone.
RHUM E RUM
SAM_4811Il secondo distillato per vitalità al C&S con ben 18 prodotti presenti al banco.
Ovviamente la parte del leone va agli agricoli francesi di Guadalupe e Martinica, con Trois Rivieres sugli scudi, ma anche Filippine, Thailandia e Colombia portano i loro prodotti, molto più dolci e nettamente di scuola spagnola dal gusto discutibile.
Presente anche un rum giapponese il Nine Leaves della distilleria Yoshiharu Takeuchi. Il prodotto, così come già succede per i whisky, è perfetto e privo di spigoli.
VODKA
Sembra essersi esaurita la corsa della vodka con sole 9 innovazioni presenti al bar con Grey Gouse, naturalmente a fare la parte del leone. Al solito però Vestal con i suoi prodotti rappresenta uno dei pochi ad avere originalità e gusto. La materia prima e la mancanza di filtrazione i segreti dell’acquavite polacca la cui distilleria sarà visitabile dal prossimo anno.
WHISKY
Il distillato porta parecchie “novità” dai bourbon di Mitcher’s, già assaggiati a Berlino, ai nuovi malti irlandesi di Teeling sino alle acquaviti indiane della Amrut.
mezclaInteressante come detto il prodotto francese, ma sarebbero da assaggiare anche le restanti 7 distillerie di Francia che producono whisky.
TEQUILA
Il prodotto assaggiato alla fiera è Cabeza, dalla buona finezza, intenso e profumato e dal pack molto curato nell’etichetta con il piccolo passo falso della bottiglia che è uguale nella forma a quella del Gin Ford, già recensito lo scorso anno.
Assaggiato anche il prodotto Del Maguey Iberico, prodotto premium nelle intenzioni, dal costo molto elevato che però al naso ed al gusto non mantiene le promesse. All’interno dell’alambicco viene messa frutta ed anche un prosciutto serrano Pata Negra, costosa prelibatezza, che viene distillata insieme al fermentato. In altri casi viene messo un petto di pollo, a conferma di una tradizione presente anche in Europa dove alcuni distillatori del nord della Francia sono soliti mettere alcune salcicce nel loro fermentato di mele o prugne selvatiche.
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