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Cachaca

1500

Il regno del Portogallo fonda le prime colonie in Brasile, importando la coltivazione della canna da zucchero dalle altre colonie indiane.

1603

La East India Company si stabilisce in Brasile per coltivare canna da zucchero e ricavare il costoso brown sugar, venduto in Europa con guadagni decisamente elevati.

1640

La popolazione brasiliana inizia a produrre di un distillato di melassa, lo scarto della lavorazione della canna da zucchero, unico prodotto abbordabile per il tenore di vita medio.

1647-1660

La produzione di cachaca esplode, portando le autorità portoghesi a tassare pesantemente la produzione, preoccupati che questo prodotto potesse fare concorrenza all’acquavite di vino portoghese, la bagaceira.

1994

La cachaca viene riconosciuta come “prodotto culturale rappresentativo del popolo brasiliano”.

2003 

Vengono pubblicatele regole e i disciplinari per la produzione di Cachaca, che vietano aggiunte di aromatizzazioni, se non dichiarate, e glicerina.

 

Succo di canna da zucchero vergine o melasso, il sottoprodotto della produzione dello zucchero. Il primo viene utilizzato nelle cachaca artesanal il secondo nei prodotti industriali. E’ possibile anche realizzare dei blend fra le due materie prime.

 

 

 

 

 

Il succo della canna da zucchero o il melasso viene fatto fermentare, per un periodo che varia dalle 36 alle 72 ore.Se si dispone di tini refrigerati si può prolungare tale periodo. 
La fermentazione può avvenire in maniera spontanea con lieviti selvaggi, oppure più frequentemente con lieviti selezionati dalla distilleria, in grado di dare al prodotto finale un aroma più elegante.

Per la produzione della cachaca artesanal  si utilizzano alambicchi discontinui o colonne a basso grado, oppure degli ibridi dove invece dell’elmo a sovrastare la caldaia c’è una breve colonna. In questo caso le gradazioni vanno da un minimo di 50% a un massimo di 55% a volume, se si esegue una sola distillazione, mentre raggiungo 70-72% a volume  se si eseguono due turni.
Nei prodotti industriali si usano invece solo colonne ad alto grado che posso raggiungere una gradazione fra 86% e 94% a volume.

 

 

Solitamente il prodotto viene consumato senza alcun periodo di invecchiamento, anche se oggi compaiono sul mercato alcune proposte, specialmente di cachaca artigianale invecchiata.

Solitamente si va da un minimo di un anno ad un massimo di 3, e sporadicamente si hanno anche riserve dai 6 ai 10 anni. 

I produttori utilizzano quercia (carvalho) americana o francese, proveniente da Limousin, oppure legni locali come l’Amburaba o il Jequetiba.

 

 

 

 

In assenza di un disciplinare sull’invecchiamento, mancano anche delle diciture univoche sulle etichette e molto è lasciato alla fantasia del produttore. Solitamente si utilizza il termine envelhecida (invecchiata), più raramente velha (vecchia), oppure ouro (oro) o un più internazionale barrel aged

 

La cachaca mancando di complessità e morbidezza è di difficile consumo da sola. È molto indicata nei mix con frutta fresca, nei cocktail sono chiamati batidas: molto dissetanti e freschi possono essere proposti durante l’estate con molto successo.

Un altro abbinamento possibile è con una grigliata di carne mista, da consumare insieme ad una caipirina con molto lime e ghiaccio, che possa sgrassare il palato. Attenzione alla gradazione non esattamente enologica però di questo cocktail.

 

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