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La nostra storia

L'Origine del Progetto

Saperebere compie 10 anni. E questa è la copertina della prima edizione. Non ne avete una copia? E’ rara… Ne furono stampate solo 250. Volete sapere perché? Prendetevi 5 minuti per leggere. Non tutti sanno come è nato questo libro…

Nel 2007 lavoravo a Biella all’Hotel Agorà come barman e sommelier. Il mio collega era Bruno Squarzoni, il papà di Corey. Non mi stupisco della sua vittoria, suo papà era ed è molto bravo, e buon sangue non mente. Bene… lui faceva delle lezioni presso un istituto alberghiero della provincia.

Un giorno, non potendo andare, chiese a me di sostituirlo. E di questo lo ringrazio ancora. Accettai volentieri. Mi piaceva insegnare. Facevo semplici lezioni di miscelazione presso la scuola di cucina di mia zia Loredana sull’abbinamento cibo cocktail, che piacevano molto. Adesso avete capito perché la ringrazio nella prefazione del mio libro su Amari & Bitter, senza di lei non avrei, forse, mai iniziato ad insegnare. Torniamo al libro. La lezione va bene, la mia idea infatti è sempre stata quella di creare interdisciplinarità fra le varie materie. Il cocktail ed i distillati sono un ottimo mezzo per veicolare cultura, parlando di storia e sociologia. I ragazzi apprendono la storia dei cocktail e della basi alcoliche e comprendono perché sono arrivate fino a noi. Mi viene chiesto di replicare. Lo faccio con gioia. Le ore dedicate crescono, c’era ancora la 3a Area e le scuole alberghiere avevano qualche soldino da spendere per la formazione extra dei ragazzi.

Un direttore di una scuola salesiana, amico del preside, mi chiama per un colloquio. Vogliono creare dei corsi di barman per ragazzi disagiati a rischio sociale. Lavorare con l’alcol potrebbe essere un pericolo, però se conosci i pericoli del fuoco è più difficile che ti scotti. Nel 2008 implementiamo il programma e nel 2009 i corsi partono grazie al contributo regionale. Sarà un percorso classico di bartending di 100 ore, con borse lavoro e stage, necessari a sgrossare i ragazzi e insegnare loro i fondamenti. Un modo per toglierli dalla strada dando loro un lavoro.

Il primo anno appare evidente che manca un supporto cartaceo di una certa importanza al corso. I soldi per comprare un manuale non ci sono, e poi a mio parere sono troppo dogmatici, si limitano alle ricette con qualche nozione sui distillati. Ho bisogno, viste le caratteristiche di questi ragazzi, che spesso hanno abbandonato il percorso scolastico, di qualcosa che gli porti anche qualche nozione extra di cultura generale. In fin dei conti la storia dei cocktail e dei distillati è fatta spesso da uomini che hanno fatto la Storia con la S maiuscola. Il mio ideale sono i libri di Zingales, sulla storia dei cocktail ed il mio libro preferito è “Saper Bere dalla Barbera al Whisky”, ma rileggo almeno venti volte “Cocktail da Tutto il Mondo”. Inizio a scrivere una dispensa con queste caratteristiche. Il nome, manco a dirlo è Saperebere, tutto attaccato, un chiaro omaggio, dove si uniscono i due verbi alla base della mia idea di insegnamento. Nelle mani dei ragazzi fa una brutta fine. Stropicciata, strappata e spesso dimenticata ovunque. Nel 2010 decido, a spese mie, di rilegare la dispensa in un libro, compatto, tascabile e robusto. Il libro non ha ovviamente editore, è auto prodotto e lo vendo al prezzo di copertina di 9,50 alla scuola, tramite il fondo stanziato per il corso.

Il libro piace. Ne vendo anche alcune copie extra, ad appassionati. Al che mi viene l’idea di poterlo pubblicare ufficialmente. A nessuno però interessa un libro senza foto, con molte nozioni storiche che dovrà essere economico per dare a tutti la possibilità di acquistarlo. E poi in fondo a chi interessa il libro di un barman sconosciuto, che non vince una gara mettendo formaggio ed acciughe come decorazione in miscele improponibili. E poi è dal 2005 che blatera di polibibite futuriste, create da un movimento che fu colluso con il fascismo facendo serate in un bar del centro di Torino, l’Xo Cafè (grazie anche a Emmanuel Nulchis ci siamo divertiti)…

In quegli anni funzionano i libri di cocktail, patinati, copertina rigida e con foto stupende dei grandi classici. L’unico a pensare a questa opportunità è una piccola casa editrice torinese: la Graphot. Il figlio, Alberto Giachino, è stato mio cliente in quegli anni. Mi danno fiducia e stampiamo le prime 1000 copie. Il libro piace, ed il sito è un ottimo veicolo di conoscenza.

Arriviamo ad oggi: le copie sono oltre 10.000. Ed ecco spiegato perché, nonostante io possa permettermi di pubblicare anche con altre case editrici, continuo a farlo con loro. Sarò meno distribuito nelle librerie importanti ma non mi interessa. Non dimenticate mai chi vi ha dato una mano. Riconoscenza e coerenza non passano mai di moda. Grazie a tutti. Se siete arrivati a leggere fino a qua vuol dire che avete Saperebere nel cuore. Grazie.

Ps. Ricordo ancora con piacere le parole di Leonardo Leuci che leggendo una delle prime copie della prima edizione mi disse, preconizzando il successo: “Non sai quello che hai combinato”…

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