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Le Grandi Acque

Il suo inventore è l’aeropittore Prampolini, il quale cambiò registro e dopo la Giostra d’Alcol, a base di Barbera, utilizzò la grappa, altro figlio del vino lavorando ad un tema classico, con base alcolica e coadiuvanti.
La grappa era un prodotto caro ai futuristi infatti fece compagnia, come conferma anche lo stesso Marinetti nei suoi Taccuini, a molti avanguardisti partiti volontari per la Grande Guerra, fra cui si citano i più famosi come Boccioni, Sant’Elia e Depero. Enrico Prampolini, fu un innovatore del genere teatrale, nel 1917 curò le scenografie della rappresentazione teatrale “Thais”, riproducendo gli interni di una villa onirica e soffocante, in cui si leggono chiari elementi psichedelici. Gli venne assegnata la cattedra di scenografia all’Accademia di Brera, mentre nel proseguo della sua carriera artistica sviluppò un interesse verso la pittura cosmica ed onirica.
La miscela con netti sentori erbacei e speziati, grazie a mistrà e kummel, è molto intrigante ed insospettabilmente elegante, ha nuovamente nella decorazione il suo elemento di rottura con il passato: un’ostia deve galleggiare nel liquido, ripiena di filetto di acciughe, la quale deve essere mangiata quasi alla fine, per creare una scia salmastra in bocca. Un elemento “sacro” si mescola al profano, e conferma i futuristi fra i più grossi innovatori della miscelazione italiana. Il gusto ricorda lontanamente quello di una saporita ostrica e si abbina per contrapposizione alla polibibita, invitando all’ultimo sorso. La mistura ebbe momenti di gloria quando fu presentata insieme alla Giostra d’alcol alla grande Esposizione Coloniale di Parigi del 1931 con il nome di “Les Grandes Eaux”.

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